Nandina domestica: cos’è, utilizzi e come coltivarla

Una delle cose più belle che la scoperta e i primi viaggi in Oriente hanno regalato all’Occidente è la ricchezza della sua incredibile flora. Ogni pianta, fiore e frutto dall’India al Giappone è tenuto in gran considerazione e ha un significato sacro.

Se per noi non hanno lo stesso effetto, quantomeno queste specie dalle foglie particolari raccolgono ammirazione e sgomento per il loro particolare fascino esotico. Una delle piante più belle, secondo i giardinieri più esperti, è la Nandina domestica, quella che più comunemente viene chiamata “Babù sacro”.

Questa pianta appartiene alla famiglia delle Berberidaceae ed è originaria delle regioni tra l’Himalaya e la Cina. È un arbusto sempreverde che sa sopravvivere in qualsiasi contesto e condizione climatica, persino alla temporanea assenza d’acqua. Vive bene nel freddo, resiste al caldo. 

All’apparenza è un folto agglomerato di foglie dal colore verde scuro intenso. I suoi fiori appaiono all’inizio dell’estate e sono candidi come cotone; i suoi frutti maturano in autunno e sono bacche rosse, altamente tossiche per gli esseri viventi (soltanto alcuni uccelli riescono a nutrirsi con esse, ma con moderazione, perché pure per loro alte dosi risultano fatali). Quando poi arriva l’inverno, le foglie della Nandina si scoloriscono fino a diventare scarlatte. Sono un vero e proprio spettacolo appariscente in mezzo a un giardino coperto da una coltre di brina o di neve. 

La Nandina domestica viene chiamata “bambù” perché cresce in maniera molto simile a questa pianta; viene definita “sacra”, perché nella tradizione orientale è considerata un potente amuleto portafortuna. Infatti, troviamo i suoi arbusti che circondano tutti i templi, specialmente in Cina e in Giappone, dove le coltivazioni sono assai diffuse. Andiamo ora a vedere insieme come comportarsi per quanto riguarda la coltivazione di questa pianta.

Come coltivare la Nandina?

La prima cosa da considerare è che questa pianta è molto vigorosa e rustica e non ha paura del freddo. La posizione che è più funzionale a questa pianta è sotto il sole o comunque in un posto semiombreggiato in quanto in un luogo troppo ombreggiato tenderà a non fiorire e a non produrre fogliame colorato.

Questa pianta riesce a svilupparsi in qualsiasi tipo di terreno, soprattutto se è ben drenato e non rimane umido per troppo tempo e soprattutto riesce a sopportare tranquillamente anche periodi di lunga siccità. Può succedere che in determinati luoghi dove gli inverni sono molto freddi la Nandina potrebbe perdere una parte delle foglie, anche se questo non comprometterà la ripresa vegetativa primaverile.

Per quanto riguarda la concimazione bisogna ricordare che alla fine di ogni inverno si partirà dagli arbusti, interrando ai loro piedi o dell’humus o dello stallatico maturo. Oppure c è un’altra possibilità e cioè quella di usare un concime granulare a lenta cessione e che in 8 settimane circa si scioglierà in maniera graduale.

In genere la Nandina non ha bisogno di lavori di potatura, anche se può essere utile eliminare i rami delle bacche, dopo che queste ultime sono cadute; infine questa pianta non viene colpita da parassiti o malattie.

Danila Autore

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