I robot come quelli descritti da Isaac Asimov non sono ancora stati realizzati (e forse non lo saranno anche in seguito), ma la robotica ha fatto molti passi in avanti negli ultimi anni. Attualmente si stanno realizzando diversi tipi di automi per aiutare anziani e disabili, ma come possono aiutare questi ultimi? Quanti tipi ce ne sono attualmente?
Cosa prevede la legge
L’uso di tecnologie come i robot ed altri strumenti per aiutare i portatori di handicap, in Italia, è regolato dalla Legge-quadro 104 del 1992, in quanto specifica che gli ausili tecnologici come aiuto a i soggetti diversamente abili devono essere di pari passo alle difficoltà di chi ne ha bisogno. Essi possono favorire l’autonomia e la comunicazione, in modo da compensare le funzioni compromesse.
Gli ausili informatici, volti a facilitare la comunicazioni, si possono distinguere in tre categorie, ossia l’accessibilità al dispositivo, i sensori e i software riabilitativi e/o didattici.
La legge numero 68 del 12 marzo 1999, ovvero le “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, specifica che lo sviluppo tecnologico e digitale deve essere volto a favorire l’occupazione delle persone disabili. Nello specifico, le linee guida di questa legge specifica che queste tecnologie devono essere inserite nel sistema dell’istruzione, con eventuali “accompagni” per giovani disabili, nei centri di collocamento in particolare per coloro che vi si iscrivono per la prima volta e per disoccupati da più di due anni e hanno difficoltà ha rientrare nel mercato del lavoro, soprattutto dopo un infortunio professionale.
Gli “aiutanti” robot
Nel corso degli anni vari centri di ricerca ed aziende hanno messo a punto vari tipologie di robot per aiutare i disabili. Uno di essi è Meldog, di produzione giapponese, volto a sostituire i cani guida e capace di usare un sonar che avverte degli ostacoli, proprio come i pipistrelli quando volano o vanno a caccia. Questo robot si sposta su delle sedie a rotelle e può registrare la velocità con cui cammina il suo assistito umano. Il non vedente, poi, impara i vari segnali di stop o per girare in una direzione.
Gli Stati Uniti, invece, hanno messo a punto un impianto robotizzato per aiutare i paraplegici a lavorare come operatori di computer. Questo risponde a un comando vocale umano, e può svolgere vari compiti, come voltare le pagine dei libri, preparare una macchina per il caffè e addirittura portare il fazzoletto al naso di chi lo usa. Sempre in America, i robot vengono utilizzati negli ospedali per lavare i denti, sbarbare i pazienti o portare i pasti.
Risale al 2006 la realizzazione di NAO, un robut umanoide alto appena 58 centimetri, che a vederlo può sembrare un giocattolo, ma in realtà riconosce i volti e gli oggetti grazie alla sue doppie telecamere in HD. E’ dotato anche di riconoscimento vocale ed è stato ideato per aiutare i bambini autistici, che spesso sono attirati da strumenti elettronici, nell’apprendere nozioni e quindi viene impiegato nelle scuole. In Italia, sembra che questo robot sia stato inserito nelle scuole dopo il 2014.