Fiume di Cosenza: qual è il più lungo tra il Crati e il Busento?

Essendo il fiume Busento un affluente del Crati, diviene da subito facile rispondere alla domanda del titolo di questo articolo. Ma andiamo a vedere nel dettaglio tutte le informazioni riguardanti i due fiumi calabresi.

Il fiume Crati

Questo fiume si estende per una lunghezza di 91 km e ha una portata media, nei pressi della foce, di 35 m³ al secondo; è conosciuto come uno dei più lunghi fiumi della Calabria e sfocia nel mar Ionio tra il Golfo di Taranto e Corigliano Calabro, attraversando tutto il capoluogo di Cosenza e nascendo dal monte Timpone Bruno, nel versante ovest dell’Altopiano granitico della Sila, ed è alto 1742 metri, discendendo ripidamente nel capoluogo calabrese a partire dal comune montano di Aprigliano.
L’appellativo dato al fiume deriva dal greco kratòs che significa “potenza”, ed è al terzo posto dopo il Volturno e il Sele ad avere idrografico di quasi 2.500 km². Alla foce sinistra, dove confluisce il Busento, il Crati aumenta le dimensioni della propria portata separando il centro storico da quello economico e più moderno di Cosenza. Da questo punto attraversa la valle che porta il suo nome scendendo su un letto formato in prevalenza da ciottoli e ghiaia incontrando i suoi affluenti da ambe le parti: i fiumi Arente e Mucone sono i maggiori immissari dalla parte destra.

Il fiume Busento

Come già detto in precedenza il Busento è il maggiore affluente del Crati: nasce dal monte Serratore, quindi punto di incontro è nel comune di Domanico. Nonostante si estenda per una lunghezza di 36 km, ha una portata media di 3 m³ al secondo, e altro non fa che alimentare di poco il fiume Crati alla sua foce.

L’importanza storica e letteraria del fiume Busento

Come tutti sappiamo nell’anno 410 d.C. Re Alarico spirò per ragioni ancora misteriose: secondo un’usanza del suo popolo, i visigoti, fu sepolto, assieme al tesoro sottratto nel sacco di Roma, nel letto del Busento, dato che proprio al termine dei suoi giorni si trovava nei pressi di Cosenza. Il fiume, per quella circostanza funesta, venne deviato nel suo normale corso, tramite un colossale lavoro di ingegneria idraulica in cui vennero sfruttati moltissimi schiavi che, dopo l’enorme fatica, vennero uccisi dall’esercito perché venisse mantenuto il segreto sul sito della sepoltura. Questa leggenda è stata decantata dalla poesia del drammaturgo e poeta tedesco August Graf Von Platen che fu in seguito tradotta dal nostrano Giosuè Carducci con il suggestivo titolo “La tomba del Busento”.

Viola Autore

Lascia un commento