La Sicilia era il granaio di Roma: scopriamo tutto a riguardo

Per Catone il Censore, celebre politico e oratore dell’antica Roma, era “il granaio della Repubblica”. È la Sicilia, regione apparentemente distante dall’Impero Romano ma che con esso aveva molto più in comune di quanto si possa pensare.

Origini del legame tra Sicilia e l’antica Roma

In origine la Sicilia venne conquistata alla fine della prima guerra punica nel 241 a.C. e divenne centro di vitale importanza per la ricchezza e la prosperità della Repubblica.

Dopo essere diventata la prima provincia romana, quindi, la Sicilia ha iniziato ad avere un forte potere strategico.

Il ruolo strategico della Sicilia romana

Tale importanza era dovuta proprio al fattore economico-alimentare oltre che a una motivazione politica e a una strategico-militare. Partendo dalle ultime due, quella di tipo politico era dovuta alla lotta per la supremazia nel mar Mediterraneo, quella strategica al territorio siciliano che costituiva un ponte per la conquista dell’Africa e, infine, quella economica derivava dal costante bisogno della Repubblica di scorte alimentari per le truppe in guerra e per la crescente popolazione. Proprio dalla Sicilia, come dall’Egitto e dal Nord Africa, arrivava il prezioso grano. Ecco perché veniva ritenuta “l’antico granaio romano”.

La coltivazione siciliana

L’isola si trasformò, così, in enorme campo coltivato con viti, ulivi, orzo e soprattutto frumento per il mercato esterno. Il grano era sicuramente la materia prima più importante per la capitale, basta pensare che ogni anno Roma importava dalla Sicilia, e non solo, più di 3 milioni di quintali di grano da destinare anche ai cittadini romani meno ricchi.

Le spighe siciliane venivano raccolte e mandate a Roma a un costo molto basso. Poi la merce veniva stipata nei grandi magazzini della città.

Esistevano due sistemi di sfruttamento intensivo della terra: quello tradizionale, praticato nelle aziende familiari a multicoltura, che producevano per sé e per i propri bisogni, e quello più moderno basato su fondi di medie dimensioni, le villae, che venivano lavorati dagli schiavi e usati per il commercio all’estero. Arrivò, poi, ben presto anche la concorrenza da parte dei territorio di Egitto e Nord Africa dove l’espansione romana portava altrettante coltivazioni di grano capaci di tenere testa all’esportazione siciliana.

La Sicilia romana e la Sicilia greca

Tra l’VIII e il VI secolo a.C. la Sicilia venne colonizzata dai greci col risultato di creare una duplice influenza, quella greca e quella romana. Confrontandole tra di loro, le due culture hanno prodotto differenti effetti sull’isola dal punto di vista politico, economico e prettamente culturale.

A livello politico, infatti, i greci costituirono le poleis con una colonizzazione sul modello della città-Stato greca, mentre i romani organizzarono l’isola come una provincia, cioè una parte del dominio romano gestita da governatori nominati a Roma. L’economia amministrata dai greci si basava su colture diversificate che comprendevano frutta, verdura, miele, orzo e ulivi. I romani, al contrario, trasformarono la Sicilia in un latifondo e scelsero un’agricoltura basata su coltivazioni intensive destinate all’esportazione. Infine, per quanto riguarda la cultura questa fu diffusa dai greci nella propria lingua prediligendo il teatro, mentre i romani si dedicarono perlopiù alla costruzione di edifici pubblici e delle terme.

Marco Autore

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