In ambito chimico avere dispositivi idonei ad effettuare analisi è fondamentale: uno dei prodotti indispensabili è rappresentato di certo dall‘incubatore ad anidride carbonica, che promuove la coltura cellulare in condizioni di cosiddetta ipossia.
Realizzati in materiali diversi e resistenti, con funzionalità e regolazioni personalizzabili, questi incubatori possono avere dimensioni diverse a seconda delle singole esigenze e completarsi con un’autoclave integrata al fine di effettuare una sterilizzazione.
Quando ricorrere agli incubatori a CO2
Gli incubatori a co2 per colture cellulari consentono ai tessuti di svilupparsi in autonomia, bilanciando umidità, temperatura e tensione dei gas interni.
In particolar modo, le condizioni spesso ricreate dagli operatori simulano quelle dello stesso corpo umano, quindi con temperatura intorno ai 37 gradi centigradi e livelli di anidride carbonica similari per mantenere il pH agli standard tipici su un valore di 7.5 circa. La regolazione dell’umidità, infine, scongiura il rischio di evaporazione.
L’esigenza di avere un ambiente sterile, poi, si traduce nell’utilizzo di materiali idonei come l’acciaio inossidabile e l’alluminio, entrambi a prova di ossidazione e dalla pulizia rapida, nonché di camere interne in rame. Al fine di mantenere un ambiente più sterile e incontaminato possibile, sono spesso presenti chiusure con doppio portellone in vetro e dispositivi di decontaminazione a secco che agiscono a temperature di 180°, i quali oltretutto non obbligano l’operatore a smontare i sensori interni in quanto altamente resistenti anche a tali temperature.
L’utilizzo dei migliori incubatori non esula però da un’attenzione che va posta in particolar modo in fase di riapertura e chiusura del portello: gli esperti sanno che ogni coltura cellulare è sensibile alle temperature troppo alte ancor più che a quelle troppo basse, quindi lo sbalzo termico potrebbe danneggiarle: sarà quindi prioritario limitare queste operazioni procedendo anche con il corretto settaggio dall’esterno.
Le principali caratteristiche degli incubatori per colture cellulari
I migliori incubatori sono dotati di sistemi di controllo e settaggio anche da remoto: il display manuale rimane un punto di riferimento importante, che oltretutto rimanda anche parametri fondamentali da tenere sott’occhio. Tuttavia, la possibilità di connettersi anche con dispositivi diversi e magari collegare l’incubatore a un software esterno fornisce una maggiore versatilità di utilizzo.
Spesso non mancano nemmeno sistemi di ventilazione interna, i quali contribuiscono ancora di più a ricreare un ambiente sterile anche in fase di apertura della porta. Sono supportati quasi sempre da filtri di tipo HEPA, ovvero costituito da microfibre in grado di bloccare la maggior parte di agenti contaminanti, siano essi particelle liquide, che solide, che gassose di svariate dimensioni.
Tutte queste peculiarità consentono di utilizzare un incubatore non solo nell’ambito di medicina, farmacia, veterinaria e ricerca genetica, ma anche in campo alimentare, ad esempio per produrre alimenti e bevande fermentate come yogurt e gassose; talvolta gli incubatori sono utili anche per la decontaminazione di acque o terreni. Naturalmente, la tipologia a CO2 è appannaggio esclusivo dell’ambito medico e della ricerca e va perciò ricercata da rivenditori che siano specializzati in tale settore e possano fornire i prodotti idonei.
La scelta dell’incubatore va fatta innanzitutto seguendo le esigenze di spazio disponibile, con modelli più o meno ingombranti e naturalmente anche in base al numero di campioni da dover porre in ambiente protetto e controllato. A un incubatore compatto può corrispondere comunque una capacità interna ottimale per un buon numero di colture.
Secondo le direttive attuali, l’incubatore deve rispondere a precisi standard e controlli a camera vuota prima di poter essere venduto, quindi devono essere perfettamente funzionanti tutti i parametri concernenti temperatura, livelli di umidità e, naturalmente, anche di CO2.