La Riforma Gelmini è un insieme di atti normativi della Repubblica Italiana, emanati tra il 2008 e il 2010, a modifica della Riforma Moratti del 2003. Tale riforma prende il nome da Mariastella Gelmini, allora Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca ed è incentrata in particolare sul settore dell’istruzione. Questi atti hanno introdotto una serie di novità per tutti i livelli di istruzione e sono stati anche destinati finanziamenti di intervento per l’edilizia scolastica. Vediamo nello specifico di cosa si tratta.
Riforma Gelmini: gli obiettivi
A partire dalla sua entrata in vigore la riforma ha cambiato l’aspetto interiore della scuola secondaria, riformata per offrire un programma più ampio agli studenti e alle loro famiglie, ma non solo. Nello specifico sono stati definiti sei licei, gli istituti tecnici sono stati suddivisi in due categorie con undici indirizzi e gli istituti professionali sono stati suddivisi in due categorie con sei indirizzi. Allo stesso modo per il sistema di istruzione e della formazione professionale delle regioni, è stato previsto un ordinamento a parte che prevede la possibilità di ottenere qualifiche dopo il triennio e diplomi dopo il quadriennio di studio. Tutte queste opportunità sono rivolte agli studenti per favorire il loro diritto ma anche dovere allo studio e alla formazione fino all’ottenimento del titolo di studio o di una qualifica professionale triennale entro i 18 anni.
Riforma Gelmini: le novità per le scuole superiori
La riforma ha previsto una durata organica per tutti i settori, con attenzione al numero, orari e tipologia di materie per quanto riguarda quattro dei sei licei (classico, scientifico, linguistico e delle scienze). A questi si aggiungono anche il liceo musicale e coreutico e quello artistico. Hanno visto la luce poi due nuovi percorsi senza l’insegnamento della lingua latina: il liceo delle scienze applicate e quello economico-sociale.
Gli istituti tecnici sono stati riordinati al fine di dare un’identità ben precisa anche a questi. Il loro fondamento è il settore scientifico-tecnologico e sono stati individuati due macro categorie con undici indirizzi diversi. D’altro canto anche gli istituti professionali acquisiscono un’identità ben definita e legata alla cultura del settore economico e produttivo del paese. Tutti i percorsi formativi proposti hanno durata quinquennale e sono suddivisi in due bienni e in un quinto anno. Alla fine gli studenti sostengono l’esame di Stato per conseguire il diploma di istruzione professionale.
Riforma Gelmini: altre novità
Oltre alla riorganizzazione per le scuole superiori, la riforma ha apportato modifiche anche per quanto riguarda lo svolgimento dell’attività didattica. E’ stato ridotto a 24 il modello base d’insegnamento alla scuola primaria, una sorta di ritorno al maestro unico e all’abbondono del sistema incentrato su tre maestri per due classi. E’ stato rafforzato il tempo pieno per cui le scuole potranno predisporre in autonomia classi con tempo prolungato (27-30 ore settimanali) o pieno (40 ore settimanali).
Un apposito emendamento ha poi precisato che nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado la bocciatura degli alunni deve essere decisa all’unanimità dal consiglio di classe ma per i soli casi eccezionali e comprovati da una specifica motivazione. La singola valutazione, relativa a ogni materia o gruppo di materie, è assunta a maggioranza dal consiglio di classe.