Pesce d’acqua dolce: cosa si sa del luccio? Come si cucina?

Il luccio è un pesce di acqua dolce. Appartiene alla famiglia Esocidae, dell’ordine Esociformes, ed ha una caratteristica bocca a becco d’anatra, con dei denti molto robusti ed acuminati. Il luccio è presente in quasi tutti i bacini fluviali atlantici e del Pacifico e, quindi, è diffuso nel continente Nordamericano.

In Europa è presenta in Francia, in Italia, In Irlanda e in Inghilterra e in Asia se ne segnalano esemplari in Siberia. Il luccio ha un ruolo molto prezioso, nella natura: è infatti un equilibratore. Per sua dieta, infatti, sceglie animali malati, morti o deboli.

Il luccio: caratteristiche del pesce equilibratore

Gli esemplari di luccio possono raggiungere la lunghezza di 1.4 m e il peso di 20 kg, anche se ne sono stati trovati alcuni di più di 30 kg. La loro crescita è legata all’ambiente in cui crescono, quindi a ciò di cui si alimentano e alla temperatura dell’acqua in cui vivono. Normalmente, le femmine sono più grosse dei maschi. I lucci si distinguono per dei denti molto acuminati: non li hanno solo sulla lingua, ma anche sull’esoscheletro; sono più di 600.

Si caratterizzano per una bocca molto grande, con file di denti uncinati utili a trattenere la preda una volta catturata. La loro testa è sproporzionata rispetto al corpo e il loro colore dipende dall’acqua, così come la forma: dove le correnti sono forti, il luccio è allungato. Se, al contrario, l’acqua è ferma, ha un corpo tozzo.

Il luccio è un grande predatore, che caccia altri pesci restando spesso immobile tra le piante, in attesa che la preda si avvicini. Nel caso in cui non trovi le proprie prede, pratica anche il consumo di rane, piccoli mammiferi, uccelli e, addirittura, di altri esemplari di luccio.

La pesca e la cucina del Luccio

In Italia, il Luccio è caratteristico del tratto lombardo del fiume Po. Questo pesce si pesca con la tecnica dello spinning, oppure con l’esca morta, sia a fondo che con il galleggiante. È utile individuare la tana o il posto in cui il luccio caccia, in modo da prenderlo con più facilità: si tratta di luoghi ricchi di tronchi sommersi, canneti, erbai o tappeti di ninfee. Nei grandi laghi, invece, il luccio caccia sotto i banchi di pesce di cui si nutre. Quando lo si salpa si deve fare molta attenzione, a causa dei suoi denti affilati.

Nelle zone lombarde del Po, come a Cremona: tipica è la ricetta del Luccio alla Farnese. Per prepararlo si deve pulire il luccio, eliminare le branchie, le interiora e le eventuali uova. Lo si immerge poi in acqua fatta bollire con alloro e aceto e lo si lascia sobbollire per 15 minuti, per poi lasciarlo intiepidire nella stessa acqua. Nel frattempo, si lavano i filetti di acciuga e i capperi, per poi farli rosolare in una padella con dell’aglio, della cipolla e del prezzemolo tritati.  Dopo dieci minuti di cottura, unitevi il luccio ben sgocciolato, pulito dalla pelle e sfilettato. Dopo una decina di minuti, il luccio alla Farnese è pronto.

A Mantova questa stessa ricetta prevede che, una volta cotto, il luccio venga messo in un piatto da portata e condito con la salsa preparata con le acciughe. Poi va coperto e tenuto in frigorifero per almeno 12 ore. Viene servito su fette di polenta abbrustolite o su crostoni di pane.

 

Giulia Autore

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