Il primo a parlare di teoria dell’attaccamento fu John Bowlby, psicologo e psicoanalista britannico che ha studiato a lungo la relazione tra madre e bambino e, in terapia, quella tra terapeuta e paziente. Riconosciuto come il padre degli studi di questa teoria, il suo contributo è stato essenziale poiché oggi queste conoscenze sono considerate fondamentali per lo sviluppo del bambino.
La teoria dell’attaccamento
Secondo Bowlby, i bambini nascono con una tendenza biologicamente programmata a cercare e rimanere vicini a qualche figura specifica, un genitore o un caregiver. L’attaccamento, che fornisce nutrimento e comfort, è quindi definita da Bowlby come una “connessione psicologica duratura tra gli esseri umani“. A suo dire, infatti, i bambini hanno un bisogno innato e incontrollabile di stare vicini alla madre, al padre o al caregiver che si prende cura di loro: questo assicura e aumenta le loro possibilità di sopravvivenza, anche in caso di malattia.
Esistono due forme di attaccamento, secondo la sua teoria. La prima è il pre-attaccamento, quando i bambini riconoscono il loro caregiver primario pur senza provare attaccamento. I bambini, in questa fase, piangono e si agitano per attirare la sua attenzione e la sua cura e questo dà loro gratificazione: la fase del pre-attaccamento dura tre mesi circa. La seconda è quella dell’attaccamento indiscriminato, nella quale i piccoli mostrano una preferenza netta per i caregiver primari. Nell’attaccamento discriminatorio, invece, i bambini formano un forte attaccamento a un individuo e, quando si separano da lui, vivono forte angoscia. L’ultima è quella delle fasi multiple di attaccamento, durante le quali i bambini sviluppano attaccamento per persone fuori dai caregiver primari.
La strange situation
Si definisce strange situation una situazione strana in cui il bambino viene messo alla prova con fatti appunto estranei alla sua quotidianità, per verificare il suo attaccamento. Per esempio, lo si può collocare in una stanza con la propria mamma, dove a un certo punto entra un estraneo. A quel punto la mamma esce e poi rientra, ricongiungendosi con il bambino.
Facendo un esperimento di questo tipo, si possono verificare quattro ipotesi. Nella prima, il bambino sperimenta un attaccamento sicuro: saluta la mamma quando esce è ed è felice, poi, quando rientra. In quello insicuro, invece, il piccolo fa finta di niente quando la mamma esce e rientra: in realtà, si possono misurare diverse reazioni fisiologiche. L‘attaccamento insicuro ambivalente è invece tipico del bambino che piange e che si agita sia quando la mamma va via che quando ritorna. Nel disorganizzato, invece, il piccolo ha reazioni incontrollate, come il pianto disperato o il buttarsi a terra: questo può indicare altre problematiche.